Io non dimentico
l’eco di voci
concentrate in un lager
d’improvviso chetarsi
e farsi sparger di cenere,
campi senza raccolto,
vittime d’atroci inumani,
e non dimentico
ogni volto,
milioni di mani,
e piedi in marcia
tra fango e sangue,
sepolti o graziati
e comunque straziati,
come chi torna
e non vuol essere vivo.
Io non dimentico
quanto di cattivo e marcio
sia capace l’uomo,
io che vorrei un mondo di pace
domo non mi tratterrò,
per cui non dimentico e dico
non dimenticate
ogni giorno questo giorno
affinché il ricordo
possa acuire l’udito
di un mondo
che resta ancora sordo.
Fabio Privitera