Non dimenticando Auschwitz

Io non dimentico
l’eco di voci auschwitz
concentrate in un lager
d’improvviso chetarsi
e farsi sparger di cenere,
campi senza raccolto,
vittime d’atroci inumani,
e non dimentico
ogni volto,
milioni di mani,
e piedi in marcia
tra fango e sangue,
sepolti o graziati
e comunque straziati,
come chi torna
e non vuol essere vivo.
Io non dimentico
quanto di cattivo e marcio
sia capace l’uomo,
io che vorrei un mondo di pace
domo non mi tratterrò,
per cui non dimentico e dico
non dimenticate
ogni giorno questo giorno
affinché il ricordo
possa acuire l’udito
di un mondo
che resta ancora sordo.

Fabio Privitera

Il mondo è dei furbi. La felicità, no!

Il mondo è dei furbi, qualcuno mi ha detto un giorno. La felicità, no! Replico io.


La Felicità.

La felicità è di chi sopporta senza abbattersi. È di chi gioca le proprie carte, senza imbrogliare. Nonostante non sempre ottenga subito quanto desidera, non demorde. Piuttosto, spera di avere presto una mano vincente per proseguire verso i propri propositi.

La felicità è un bagliore. Può durare pochissimo. Non è il tempo il suo fine. Esiste per ricordarci che c’è altro oltre l’oscurità; che la si può incontrare anche nel quotidiano, in un gesto d’altruismo inaspettato o in un tramonto che chiude una giornata tormentata, trascorsa in casa o in ufficio. La felicità è così e non va cercata né costruita. Magari attratta, scoprendo e concentrandoci su quello che ci è davvero utile a farci stare bene con noi stessi e in mezzo agli altri. Tramite le nostre stesse passioni, i talenti. Allora accade, come tutte le altre cose, quando abbiamo l’animo predisposto a gustarne l’effimerità e a sopportarne  l’impermanenza.

Non essere triste quindi. Il peggio spesso passa. Altre volte ci vuole un po’ di più. Stringi i denti più che puoi. Coltiva i tuoi sogni, sì anche quelli più segreti, e qualcosa di miracoloso avverrà. Sta già avvenendo e semplicemente ci stiamo muovendo per vederne presto la luce.


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I furbi potranno anche stringere tra le loro mani il mondo, ma la felicità non sta in un pugno chiuso. È nel cuore di chi tiene le proprie mani libere per accogliere con consapevolezza tutto quanto la vita sia disposta a offrire.

Fabio Privitera

 

Sono!

Sono nato un lunedì, il 24 di Aprile del 1978, alle 8 del mattino. Di allora ho mantenuto solo gli occhi, mentre il tempo ne ha ricamato attorno le più diverse espressioni.

Sono un figlio.

Sono un fratello.

Sono un sopravvissuto.


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Ho studiato la fisica delle particelle nucleari. Ho lanciato simulazioni su un campo virtuale attraversato da protoni reali.

Ho lasciato la mia città, Catania, per trasferirmi, lavorare e vivere a Torino. Ho disciolto respiri di mare sulla sponda d’un fiume.

Ho composto canzoni, poesie. Ho espresso in aforismi simulacri di verità, ove ci si può anche specchiare, ma mai riconoscersi fedelmente. Ho finito di scrivere un romanzo. Ho raccontato il tempo, lo spazio, la musica con cui s’accompagnano mani e anime.

Ho avuto amori. Ho lasciato qualcuno di questi, altri mi hanno abbandonato. Ho chiesto scusa. Ho perdonato. Ho assaporato il gusto di lacrime dolorose. Ho subito graffi. Ho vissuto il silenzio. Ho riso sorprendendo me stesso ridere, nonostante . Ho preso un aereo al volo, e un’altra volta ho preso un treno, e tutte e due le volte la destinazione non si fermò alla località sul biglietto.

Ho approfondito la psicologia.  Ho preso il secondo livello reiki. Ho cominciato un corso di yoga. Ho intrapreso un percorso interiore. Ho incontrato persone. Ho visto negli altri l’umano e il divino, e in loro me. Ho accolto abbracci. Ho seminato parole e carezze. Ho raccolto amici. Ho espresso la rabbia. Ho frantumato la sofferenza.

Ho la compagnia delle fusa di un gatto. Ho chi mi dà la buonanotte e nientemeno il buongiorno. Ho un cielo nuovo dietro ogni orizzonte. Ho il cuore calmo di fiducia e fradicio di sogni. Ho la mente più disposta ad accompagnarlo, anch’essa umida ma di speranza.

Ho molto. Ho quanto hanno molti, di alcuni meno, di altri di più.

Ho coniugato molti verbi.


Sono Fabio.